Il gruppo di lavoro AIE sulla promozione della pace è nato nel 2004 ed è stato molto attivo per una decina d’anni. E’ stato riattivato nel 2022 in seguito all’aggressione russa all’Ucraina e da allora ha realizzato diverse iniziative (vedi le attività 2022-2024). Il gruppo si dedica all’analisi dei conflitti armati e del militarismo come determinante della salute e propone un approccio e delle argomentazioni “sanitarie”, basate su evidenze che risultano dall’analisi dei conflitti armati e del loro impatto sulla salute.
Le strategie, gli armamenti e le tecnologie militari oggigiorno impiegati fanno sì che ogni guerra sia caratterizzata, per sua intrinseca natura, dalla mancanza di limiti spaziali, temporali e giuridici; dalla impossibilità di discriminare tra obiettivi militari e civili (compresi ospedali e strutture sanitarie); dalla conseguente e costante violazione delle leggi umanitarie internazionali; da effetti indiretti e a lungo periodo, dovuti alla distruzione delle infrastrutture civili e dell’ambiente, che provocano sofferenze fisiche, mentali e sociali, che tipicamente si estendono molto oltre la durata dei combattimenti; e dalla sempre possibile evoluzione in guerra nucleare, anche per errore. A questi aspetti vanno aggiunti altri effetti più generici e trasversali, come l’aumento delle disuguaglianze sociali, il caos generale, l’interruzione delle attività scolastiche, universitarie e culturali, la distruzione di posti di lavoro, l’emigrazione di massa.
Di fronte alle guerre combattute con moderni armamenti ed eserciti, la scelta pacifista risulta obbligata anche per chi non parte da una posizione di rifiuto categorico della violenza. L’unica opzione a disposizione, soprattutto per chi svolge una professione sanitaria è quindi quella dell’opposizione alle guerre, della prevenzione dei conflitti e della promozione della pace. La guerra è una catastrofe di sanità pubblica che va prevenuta o fermata il prima possibile nel caso sia già in atto.
Prevenire e contrastare i conflitti implica sostenere il rafforzamento delle infrastrutture di peacekeeping e peacebuilding delle Nazioni Unite e richiedere la riduzione delle spese militari, reindirizzando le risorse verso obiettivi di benessere sociale, di salute e di promozione dell’universalismo dei sistemi sanitari. Per questo il gruppo di lavoro si rivolge, oltre alla comunità scientifica nazionale e internazionale, anche ai decisori politici, attraverso appelli e lettere aperte (in collaborazione con altre società scientifiche), chiedendo di mettere in atto interventi concreti, quali per esempio la protezione del personale, delle strutture e dei servizi dei sistemi sanitari dei paesi colpiti dalla guerra, l’impegno per la difesa del diritto umanitario internazionale e l’accoglienza delle persone che fuggono da aree di conflitto.
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